Elisabetta Fusarpoli ved. Inzoli, non solo per i nipoti ma per tutti era semplicemente La Nonna Betta! Oggi ricorre l'anniversario della sua nascita - 16 gennaio 1893 - e desidero ricondividere una poesia dialettale che mio fratello Sergio le ha dedicato anni fa.
N O N N A
Ma vegn in ment chel purtun
duè, fiou spensierà, giughevi
ma rigordi ul prufum dul minestrun
che cunt a mia nona da strangurun mangevi.
In ca, là propri sul cumò
gheva sempar pis un lumin,
una fiamela pusè colda d'un paltò
tant l'era pien d'amur sto altarin.
Nonna! Una parola, un sustantiv
cal vor dì tut e nient,
ma le un ricord sempar viv,
le un esempi, una figura sempar present.
Via Dante numar cinq
orca ma sgurga un lacrimun,
ma toca stringi i dinc
par mandagiò ul magun.
Leva una curt, una ca, una stanza
duè ga viveva tre virtù:
Fed, Unestà e Speranza.
Rop dimenticà ca sa usan pu.
Una vita fai da crus e da dulur
l'esistenza da mia nunetta.
Ul so nom! L'è un simbul d'amur
par tuc sa ciameva "nona Betta".
(Sergio Colombo)
Traduzione
Mi viene in mente quel portone
dove, bambino spensierato, giocavo
mi ricordo il profumo del minestrone
che con la mia nonna "di foga" mangiavo.
In casa, là proprio sul comò
c'era sempre accesso un lumino
una fiammella più calda di un paletò (cappotto)
tanto era pieno d'amore questo altarino.
Nonna! Una parola, un sostantivo
che vuol dire tutto e niente
ma è un ricordo sempre vivo
è un esempio, una figura sempre presente.
Via Dante numero 5
accidenti mi sgorga un lacrimone
mi tocca stringere i denti
par mandare giù il magone.
Era un cortile, una casa, una stanza
dove vivevano tre virtù:
Fede, Onestà e Speranza.
Cose dimenticate che non si usano più.
Una vita fatta di croci e di dolore
l'esistenza della mia nonnetta.
Il suo nome! E' un simbolo d'amore,
per tutti si chiamava "nonna Betta".
Nella sua semplicità quanto ci ha insegnato! E quanto ancora il suo ricordo ci spinge ad imparare!
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