sabato 26 gennaio 2019

GIORNATA DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio di ogni anno si commemora una tragica pagina della nostra storia, si ricordano gli orrori dell'Olocausto, forse se ne parla troppo in questi giorni ma poi ... il silenzio. Bisogna parlarne ovviamente ma nella giusta misura e SEMPRE!
Mi vengono alla mente i racconti del mio papà che ha vissuto in prima persona il "periodo degli orrori", come lo definisco io, e lui in famiglia, con noi tutti, non perdeva occasione di raccontare e raccontarsi.

Sono tantissimi i momenti condivisi, i ricordi, le nostre domande e le sue semplici e chiare risposte; ma come si è ritrovato in un campo di concentramento tedesco e ci è rimasto per oltre due anni?
Classe 1924 "la leva della marmellata", sì perché ai tempi si utilizzavano delle tessere per poter acquistare anche i beni di prima necessità ed "i ragazzi del 24", erano gli ultimi ad avere la quasi preziosa tessera per poter comprare la marmellata.
Ragazzi partiti "a fare il soldato" ma senza sapere né come né perché; mio papà fu fatto prigioniero dai tedeschi, insieme ad altri commilitoni, ancora in territorio italiano.
Presi da un treno e portati su di un carro bestiame dove sono stati rinchiusi per una settimana, poi trasportati in un "campo di lavoro" ed ecco la sensazione di terrore che invade ogni prigioniero che si ritrova in un ambiente che appare da subito molto ostile e violento. 
Mio papà ricordava queste due lunghe file di persone, da una parte gli ebrei riconoscibili dalla stella di Davide cucita addosso e dall'altra parte "gli altri", tutti in attesa di essere assegnati a "posti di lavoro". Ad ognuno veniva richiesto che lavoro facevano da civili, mio papà rispose "il contadino"  e fu spedito in miniera dove si ammalò gravemente. Se la cavò, ma poi ebbe un brutto "incidente", entrambe le gambe spezzate e paradossalmente fu la sua salvezza. In "ospedale" ebbe la fortuna di essere curato da una suora polacca che lo aiutò moltissimo, gente meravigliosa i polacchi, da sempre! 

Nessuno di loro si è mai accorto delle atrocità che venivano commesse, lo hanno scoperto solo dopo la fine della guerra!!!


Una volta chiesi a mio papà come aveva fatto a resistere e superare quei momenti bui e tristi, mi ricordo che sorrise e andò a cercare una fotografia: la mia mamma! Conservo come una reliquia quella foto, sgualcita, strappata ma non l'ho nemmeno incorniciata; l'ho riposta in una vetrinetta così com'è. 


Desidero condividerla con voi, ma quello che c'è scritto sul retro lo conservo gelosamente: una brevissima frase d'amore della mia mamma per il mio papà che poi, durante la prigionia, ha annotato in malo modo nomi e brevi parole.

Si dice che la storia si ripete, io dico NO! Dalla storia dobbiamo imparare a non commettere gli stessi orrori!

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